Shostakovich – musica sotto assedio

La prima esecuzione a Leningrado della Sinfonia n. 7 di Šostakovič fu un atto di coraggio e resistenza contro il brutale assedio nazista della città, durato dal 1941 al 1944. Per rendere possibile questa performance, fu messo in campo un enorme sforzo collettivo da parte di musicisti, funzionari e cittadini, in una lotta contro le condizioni disumane causate dal blocco.

Contesto: l’assedio di Leningrado

L’assedio nazista di Leningrado iniziò nel settembre 1941 e si concluse nel gennaio 1944. Lo scopo era quello di ridurre la città alla resa per fame, interrompendo rifornimenti di cibo, carburante e beni essenziali. Il freddo estremo, i bombardamenti e la malnutrizione causarono la morte di 1,5 milioni di persone, rendendolo uno degli assedi più lunghi e distruttivi della storia.

Dmitrij Šostakovič (1906-1975) si trovava in città durante l’assedio e iniziò a lavorare sulla Sinfonia n. 7, un’opera che rappresentava la resilienza e la sfida sovietica contro le forze naziste.

La organizzazione della performance

La leadership sovietica capì il potenziale della sinfonia per sollevare il morale della popolazione sotto assedio, decidendo di organizzare una sua esecuzione a Leningrado. Nonostante le circostanze disperate, il lavoro per portare in scena questa sinfonia divenne un potente simbolo di sopravvivenza e speranza, capace di ispirare l’intera Unione Sovietica.

L’organizzazione dell’orchestra e il direttore Karl Eliasberg

Molti musicisti della città erano morti di fame, fuggiti o arruolati nell’esercito. Il direttore Karl Eliasberg, incaricato dell’esecuzione, si trovò ad affrontare la sfida di formare un’orchestra completa in condizioni impossibili. Della Radio Orchestra di Leningrado erano sopravvissuti solo 15 musicisti, un numero ben lontano dai circa 100 necessari per la sinfonia. Eliasberg e il suo team reclutarono allora membri dall’esercito, dai servizi civili e persino musicisti in pensione.

Molti di loro erano così debilitati dalla fame che riuscivano a malapena a reggere gli strumenti, figuriamoci suonarli per lunghi periodi. Durante le prove, che si tenevano in locali gelidi, i musicisti arrivavano avvolti in più strati di vestiti per resistere al freddo. Spesso capitava che svenissero per la fame o l’esaurimento.

Eliasberg, con il supporto delle autorità, riuscì a organizzare razioni extra di cibo per i musicisti. Sebbene fossero razioni minime, fecero la differenza, permettendo di continuare le prove.

La prima e il suo simbolismo

Il 9 agosto 1942, lo stesso giorno in cui Hitler aveva pianificato di festeggiare la caduta di Leningrado, la sinfonia venne eseguita nella Sala Filarmonica, dopo settimane di preparativi estenuanti. La performance fu trasmessa tramite altoparlanti in tutta la città. Le forze sovietiche puntarono strategicamente il suono anche verso le posizioni tedesche fuori città, un’azione psicologica per dimostrare che Leningrado non avrebbe ceduto.

Il comandante sovietico del fronte di Leningrado ordinò un bombardamento delle postazioni tedesche, un’operazione preparata settimane prima per impedire che l’artiglieria nemica colpisse la sala concerti e garantire che il suono della sinfonia potesse risuonare senza interruzioni.

La sera della prima

Il pubblico, composto da leader politici, militari e civili, riempì la sala. I musicisti sul palco indossavano più strati di vestiti per combattere il tremore causato dalla fame. Le luci elettriche sopra il palco furono accese solo poco prima dell’inizio. La qualità artistica dell’esecuzione fu modesta, ma l’evento fu memorabile per l’emozione che suscitò. Quando alcuni musicisti cedettero per la stanchezza, il pubblico si alzò spontaneamente in piedi, quasi “spingendoli” a continuare.

L’eredità della prima di Leningrado

Cittadini, soldati e musicisti furono profondamente colpiti dalla potenza e dall’emozione della musica. Per chi era presente, la sinfonia rappresentò una fuga momentanea, un promemoria della resilienza culturale e un senso profondo di unità.

Questa performance divenne leggendaria come un trionfo della volontà umana contro avversità inimmaginabili. Fu molto più di un concerto: fu una dichiarazione dello spirito indomabile di Leningrado, che incarnava la forza di chi sopravvisse a uno degli assedi più terribili della storia.

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